"Prima del silenzio": Leo Gullotta a Forlì

Rimini

FORLÌ. Sipario al teatro Diego Fabbri di Forlì per “Prima del silenzio”: il dramma che Giuseppe Patroni Griffi scrisse per Romolo Valli nel 1979, l’ultimo interpretato dall’attore reggiano morto il 1° febbraio 1980 al rientro dal teatro Eliseo dove lo spettacolo era in scena per la regia di Giorgio De Lullo. A Forlì, “Prima del silenzio” è in programma da giovedì 13 a domenica 16 febbraio (ore 21; domenica: ore 16). Lo interpretano Leo Gullotta ed Eugenio Franceschini diretti da Fabio Grossi, con le apparizioni di Sergio Mascherpa, Andrea Giuliano e Paola Gassman. I video sono a cura di Luca Scarzella, le musiche di Germano Mazzocchetti.

Il protagonista è un intellettuale, circondato da pagine di libri e dominato dalla “parola”. L’uomo, di cui non viene mai fatto il nome, vive un disagio legato soprattutto alla comunicazione della parola scritta, della poesia. Il suo è un travaglio che assume le fattezze di un incubo, con l’apparizione dei fantasmi della sua vita: la famiglia (la moglie), che si presenta come un’entità vorace e ricattatoria; la casta (il figlio), con le sue manie piccolo-borghesi; il dovere (il cameriere) che costringe e castra. L’unica vicenda che tranquillizza il protagonista è quella che vive con il ragazzo. Con il ragazzo, l’uomo può far tacere le voci moleste che lo assillano: di lui lo travolge la libertà quasi da zingaro, e nel rapporto lo affascinano sentimenti contraddittori quando non ambigui ma comunque forti, in grado di farlo sentire vivo, amicizia, sesso, amore e incomprensione generazionale. Ma proprio come si conclude la vita di un uomo, anche quella relazione si conclude. L’intellettuale, abbandonato dai suoi stimoli, si richiude nella sfera della parola, ultima spiaggia di un inevitabile tramonto che chiude un percorso dominato dalla poesia. Il dramma è quindi una sorta di inno laico alla forza della parola in cui Patroni Griffi tanto credeva, un inno che racconta anche però l’inevitabile cesura tra la generazione adulta, che sconta gli errori del passato e quella dei giovani, minacciata dagli errori del futuro. «Quello che leggo, con gli occhi di un uomo che vive il XXI secolo – sostiene il regista Fabio Grossi – fa sì che intraveda e consideri, attraverso il protagonista, un profondo disagio legato alla fatica della parola scritta di fare breccia nelle coscienze. Anche per questo, il nostro spettacolo si svolge attraverso la presenza in scena del protagonista e del co-protagonista, mentre gli autori del percorso sensoriale del nostro “lui”, assumono essenza digitale. Appartenendo la nostra rappresentazione a un’era atta al virtuale, anche l’incubo assume la forma d’un etere affollato di ricordi, passioni, depressioni e angosce. Un racconto tecnologico, dunque, per una sensazione assoluta: ma la poesia avrà sempre e comunque la sua centralità vivificante».

Biglietti: 23-13. Il Centro Diego Fabbri offre agli studenti possessori dell’abbonamento speciale, un biglietto a € 5 per tutte le repliche. Info: 0543 712170. (m.t.i.)

 

 

 

 

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