L'arte e i mestieri di Demos Bonini

Rimini

CERVIA. In occasione del centenario dalla nascita di Demos Bonini (Rimini 1915-1991), Sabrina Marin presenta al Museo del Sale di Cervia la mostra L’arte e i mestieri di Demos Bonini, che fa seguito alla grande retrospettiva allestita dal figlio Aureliano nella sala civica del Palazzo del Podestà a Rimini, nella primavera di quest’anno. Nato per mantenere viva la memoria del lavoro in salina, il Musa è un monumento al sale di Cervia che recita una parte importante nella sua storia. L’avventura affascinante del sale si sviluppa attraverso la raccolta di un’ampia documentazione di immagini relative all’ambiente di produzione, fra terra e mare, alle attrezzature, ai mezzi e agli attrezzi che i «salinari», uomini e donne, hanno nobilitato con il loro mani. In questo contesto sono in ottima sintonia le dodici opere di Demos, tutte dedicate ai lavoratori del mare, i pescatori, e ai loro strumenti di lavoro, le barche e le reti. Un tema al quale Demos si dedica con grande intensità nell’immediato dopoguerra e che riprende periodicamente negli anni successivi, alternandolo alle “giacche” vuote, la sua icona identificativa più conosciuta e ai quadri di denuncia sociale degli anni Settanta-Ottanta. Le notti in mare con i pescatori per ottenere il «libretto di navigazione» unico documento utile per un possibile espatrio per un «comunista» come lui, gli permettono di conoscere a fondo quanto è dura la vita sulle barche. Nascono così i suoi marinai, solidi, concreti e dai lineamenti accentuati. Queste caratteristiche emergono con forza nell’opera in mostra, Il cuciniere di bordo del 1952, segnalato per il Premio Marzotto del 1953: la sintesi perfetta della sua pittura in quel periodo. Bonini è un artista profondamente legato, nel colore e nel segno, al neorealismo acquisito dalla militanza romana con Renato Guttuso, filtrato dalle lievi contaminazioni poetiche trasmessegli da Filippo De Pisis, frequentato a Rimini prima della guerra, durante le vacanze estive del pittore ferrarese. Profondamente “riminese”, Demos non risponde ai continui solleciti mondani di amici veri e influenti come Federico Fellini con il quale ha lavorato in gioventù, e Sergio Zavoli: resta a Rimini, l’unica grande passione, nel bene e nel male, della sua vita, sempre dopo la pittura. (s.s.)

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