Accordo per la "cura dimagrante"

Rimini

CESENA. La cura dimagrante per la Carisp è pronta e si tradurrà essenzialmente in 162 uscite anticipate dal lavoro, su base volontaria e con l’ombrello del Fondo di solidarietà, nel periodo dall’inizio dell’anno prossimo al 2019, e nella chiusura di altre 21 filiali, in aggiunta alle 20 già eliminate negli ultimi mesi.

Sono questi i pilastri di un’ipotesi di accordo che due sere fa è stata firmata dai rappresentanti territoriali di First Cgil, Cgil Fisac e Uilca, con l’ausilio dei sindacalisti nazionali, e da una delegazione di dirigenti della banca, guidata dal direttore generale Bruno Bossina.

L’intesa, che ha toccato vari aspetti, per per avere validità dovrà essere approvata dal cda dimissionario guidato da Catia Tomasetti e dai lavoratori, che verranno chiamati a votare in assemblea da lunedì prossimo.

Esuberi. Il punto più delicato è quello della riduzione del personale. L’applicazione del Fondo di solidarietà della categoria dei bancari, che prevede condizioni abbastanza vantaggiose, che limitano ed in certi casi azzerano le penalizzazioni salariali, dovrebbe facilitare le cose. Però questo resta il punto su cui c’è qualche incognita, perché essendo l’adesione volontaria bisognerà verificare se ci saranno 162 lavoratori disponibili (sui 960 attuali) a prendere questo treno. Se non si trovassero, il piano di risanamento, di cui l’accordo è la concretizzazione, crollerebbe come un castello di carte. Perciò, per allargare al massimo la platea dei potenziali aderenti, si è ragionato anche di strumenti come periodi sabbatici, una sorta di esodi incentivati ed opzione donna. Tra il 1° gennaio e il 1° maggio 2017 è stata programmata una prima ondata di 110 esuberi, mentre gli altri 52 sono previsti nel biennio 2018-2019. Come incentivo all’esodo è anche previsto il versamento di una somma variabile da una mensilità e mezzo di stipendio a tre. Inoltre, è stato sancito il mantenimento dei vari trattamenti di welfare aziendale: polizza sanitaria, previdenza complementare, agevolazioni creditizie. Ma la conquista più importante il sindacato l’ha ottenuta inserendo nell’intesa una doppia clausola di salvaguardia per scongiurare il pericolo di ritrovarsi un domani con esodati di “forneriana” memoria. In pratica, sia per la fase d’accesso alle prestazioni del Fondo, sia in quella successiva del collocamento in pensione, è stato contemplato uno “scudo” che garantirà il mantenimento sia del reddito che dei contributi, fino ad arrivare ad ipotizzare persino eventuali riassunzioni, qualora spuntino fuori novità peggiorative rispetto al quadro odierno.

Oltre alla parte straordinaria del Fondo di solidarietà, legata agli esuberi, si farà ricorso anche a quella ordinaria. Per la precisione, nel 2017-2018, è previsto un totale di 17 mila giornate di solidarietà, in cui un lavoratore resterà a casa, con conseguente decurtazione salariale ma a contribuzione Inps piena.

Filiali. La chiusura di sportelli bancari, fino a scendere dai 117 di partenza a 76, è stato uno dei sacrifici su cui non c’è stato alcun margine di manovra. Questo taglio è stato infatti preteso da Bce e Banca d’Italia al momento di autorizzare l’intervento di ricapitalizzazione della Carisp che è stato fatto dal Fondo interbancario di tutela dei depositi. Dopo le 20 filiali già chiuse, sulla base di un’intesa siglata lo scorso giugno, la stessa sorte toccherà ad altre 21. Si partirà con un pacchetto di 7, su cui la scure si abbatterà entro il prossimo mese di febbraio, con 16 dipendenti che andranno ricollocati altrove. Per loro varranno le stesse indennità che erano state concordate a favore dei colleghi che ci sono già passati. Anzi, i sindacati hanno ottenuto che, ai fini del calcolo delle distanze, si faccia riferimento al posto di lavoro dove si era assegnati prima dell’accordo sottoscritto in giugno. Si eviterà così che la somma di due spostamenti che presi singolarmente sono a chilometraggio limitato, fatti in sequenza finisca per appesantire il disagio.

Gian Paolo Castagnoli

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