Si costituisce alla Squadra mobile: «Sono io quello che cercate»

Rimini

RIMINI. «Sono io la persona che cercate per l’aggressione al laghetto Pascoli».

Queste, più o meno, le parole con cui un giovane, alcuni giorni fa, si è “costituito” agli investigatori della squadra mobile che stanno indagando sulla feroce aggressione a Enrico Zani, 30 anni, figlio del gestore dell’impianto, trovato privo di sensi, in una pozza di sangue per due fratture alla testa, la mattina dello scorso 28 aprile.

Accompagnato da un avvocato, l’uomo che è stato iscritto nel registro degli indagati della procura con l’accusa di lesioni, è stato fatto accomodare negli uffici al secondo piano di corso d’Augusto, e per diverse ore ha raccontato la “sua” verità su un episodio che al momento non può ancora essere raccontato con la versione della vittima. Zani, infatti, è sempre ricoverato in stato di coma indotto nel reparto Rianimazione della Neurochirurgia del Bufalini. I medici hanno tentato di iniziare le procedure per un risveglio controllato, ma purtroppo le convulsioni, che si sono subito manifestate, hanno portato a bloccare subito il tentativo.

Il presunto aggressore, a quanto si è appreso, oltre a fornire la spiegazione del perchè del pestaggio, ha detto anche che tipo di arma ha usato per sfondare il cranio al 30enne. Una confessione dettagliata che però, ovviamente, gli investigatori della Mobile e il sostituto procuratore Paolo Gengarelli divenuto titolare dell’inchiesta, non possono prendere a scatola chiusa. Al momento, comunque, gli inquirenti tengono un certo riserbo sull’inchiesta per non compromettere le indagini.

Sono già iniziati tutti i riscontri possibili alle dichiarazioni del reo confesso, a partire dalla lettura dei tabulati telefonici, fondamentali a confermare la sua presenza o meno sul luogo del ferimento. Sull’attendibilità della “confessione”, gli investigatori non si sbilanciano. Anche perchè l’indagine fin qui, almeno ufficialmente, ha due sole certezze. Quella d’essere partita con molte ore di ritardo per un balletto di competenze tra forze dell’ordine. Il lago Pascoli risulta nel territorio di San Mauro Pascoli, mentre la strada dove è stato trovato agonizzante Zani rientra nel comune di Santarcangelo. La seconda, la più importante, è che i testimoni, unici ad aver fornito una versione diversa da quello dell’uomo che si è costituito, hanno raccontato di un’auto nera in fuga con tre persone a bordo. Possibile che solo uno di loro abbia avuto un ruolo attivo nell’aggressione?

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