MotoGp, da bestia a bastardo: l'evoluzione di Bastianini

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Enea Bastianini sta facendo tremare il mondo della MotoGp. Ora la domanda è cambiata: non ci si chiede più se è nata una stella, ma quanto sarà capace di brillare? Il romagnolo, rimasto per anni inspiegabilmente nell’ombra, bussa forte alla porta della celebrità e chiede di essere trattato come un campione. Al Cota ha meritato cappello a tesa larga, colt e speroni da cowboy duro e “bastardo”, come ha spiegato a fine corsa commentando la sua guida: “I ride like a bastard”. Strana la carriera dell’ex campioncino di tuffi che nel Civ, con un mezzo poco competitivo, si piazzava sempre bene, che aveva colpito nella Red Bull Rookies Cup, ma che era arrivato nel motomondiale per caso, chiamato da Fausto Gresini a sostituire nel 2014 un Isaak Viñales passato all’ultimo in un team spagnolo. Ora Isaak corre nel fondo del mondiale Superbike, mentre Enea guida il mondiale MotoGp. Il Bestia aveva raccolto tre podi nel primo anno (due volte 2° e una 3°), poi non si è più fermato: sei nel 2015 e nel 2016, tre nel difficile 2017, sei ancora nel 2018 con il Leopard e uno l’anno successivo in Moto2. Un sospiro e con 7 podi nel 2020 ecco il titolo di campione del mondo, poi il debutto in MotoGp, due podi a Misano e la promessa di essere un asso anche fra i grandi. Già mantenuta. Cinque piloti Ducati sono partiti in testa alla corsa del Cota, solo uno ha portato Borgo Panigale sul gradino più alto. Gli altri si sono persi durante il Gp, gestendo male il mezzo che avevano a disposizione. Un problema della nuova Gp22 in mano agli altri quattro o solo di manico? A Borgo Panigale, il potente responsabile tecnico Luigi Dall’Igna, non avrà dubbi. Con un pilota clienti del Gresini Racing in testa al mondiale con 61 punti e due nette vittorie in quattro gare, il pensiero che dovrebbe girare fra i vertici del marchio tricolore è quello di puntare sul 23. Miller e Zarco sono settimi in graduatoria a quota 31, Martin 9° a 28, Bagnaia 11° a 23. Pecco doveva essere l’asso degli assi, la briscola pigliatutto e ha raccolto poco o nulla. Miller ha spiegato di non averne più ad Austin perché pesa 10 chili più di Enea e le sue gomme erano più consumate, Zarco e Martin hanno fatto una gara in retrocessione. Se togliamo Enea, il marchio tricolore avrebbe colto un 7° posto con Zarco in Qatar, un 3° con il francese davanti a Miller in Indonesia, un 2° con Martin in Argentina e un 2° con Miller negli Usa. In pratica, guardando i numeri reali, Enea ha fatto due podi quando tutti gli altri piloti ufficiali Ducati messi insieme sono arrivati a tre, ma lui è salito sul gradino più alto: Zarco ha fatto 3°, Martin 2° e Miller 3°. Difficile pensare che a Borgo Panigale decideranno di affidargli subito una Gp22, ma, se non sono pazzi, avranno iniziato a prepararne due per il Gresini Racing. Dopo anni di sofferenza e sogni spenti all’alba (i tre titoli di vice iridato di Dovizioso, ad eccezione del 2017, avevano visto la rossa capitolare prima della fine del campionato di fronte a Marquez) i ducatisti possono sognare.

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