Milano Marittima, dito tranciato al Pineta: 40mila euro a ragazza di Predappio

Si è concluso con una condanna a 3 mesi, pena sospesa, il processo per lesioni colpose nei confronti di Pietro Biagi, ex amministratore delegato del Pineta, storica discoteca di Milano Marittima dove, nella notte del 15 aprile 2017, una studentessa predappiese allora 22enne si vide tranciare di netto il mignolo mentre ballava su un tavolo. A causare il truculento incidente era stata una griglia di metallo posizionata a un’altezza di 1,93 metri: impigliato a questo elemento, gli amici della ragazza trovarono il dito dopo vari minuti di una disperata quanto surreale ricerca all’interno del locale. E, per mostrarlo ai carabinieri giunti sul posto, decisero di conservarlo all’interno di uno di quei secchi del ghiaccio che di solito si usano per tenere al fresco le bottiglie. Una scena ai limiti dell’incredibile, raccontata nella penultima udienza di fine gennaio da uno dei militari dell’Arma che erano presenti quella notte. Biagi, tutelato dall’avvocato Massimo Martini, è stato riconosciuto colpevole di lesioni colpose dal giudice Tommaso Paone, che ieri ha condannato in solido l’ex Ad della discoteca e l’Andromeda Srl, citata come responsabile civile, al pagamento di una provvisionale di 40mila euro nei confronti della 22enne, che si era costituita parte civile con l’avvocato Stefania Martelli. Da parte di quest’ultima a fine gennaio era arrivata una richiesta di risarcimento ancora più alta: 60mila euro, anche perché, come sostenuto dalla legale, nonostante i medici specialisti dell’Ospedale di Modena fossero riusciti a riattaccare il dito alla mano della ragazza, la lesione era comunque stata tale da provocarne l’indebolimento permanente. Di «negligenza e imprudenza incontrovertibili» aveva invece parlato il sostituto procuratore Marilù Gattelli, avanzando una richiesta di condanna a 5 mesi. Insomma, all’ex amministratore delegato l’accusa contestava omissioni sul piano della sicurezza, ma anche nella reazione immediata dopo l’accaduto: «La cosa più grave - aveva detto il pm nella requisitoria di tre settimane fa - è che nessuno fece nulla, a partire dall’utilizzo del kit di pronto soccorso». Dopo l’incidente, la Medicina del lavoro aveva inoltre disposto di mettere in sicurezza la griglia mediante la collocazione di pannelli protettivi in plexiglass. Eppure l’avvocato Martini, a difesa del proprio cliente, aveva sempre contestato le ipotesi accusatorie, sostenendo che quanto avvenuto al Pineta in quella sera d’aprile del 2017 fosse stato una casualità «in nessun modo prevedibile», anche perché in precedenza erano stati i 12 componenti della commissione pubblico-spettacolo a certificare come il locale rispettasse i vari parametri di sicurezza.

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