Lo sciopero e la cattura del padrino

Per guidare un Paese occorre anche una buona dose di fortuna. Giorgia Meloni è stata baciata in fronte. Nel momento più difficile per il governo alle prese con le proteste per il caro carburanti, dovuto al mancato rinnovo degli sconti sulle accise, con lo sciopero dei benzinai alle porte e i mal di pancia all’interno della maggioranza - con gli alleati Forza Italia e Lega che criticano la linea della presidente del Consiglio - ecco arrivare servito su un piatto d’argento il colpo da novanta: la cattura del boss mafioso Matteo Messina Denaro, latitante da 30 anni. Un’operazione perfetta eseguita dai carabinieri del Ros che hanno ricevuto complimenti bipartisan da tutte le forze politiche.
Così i riflettori si sono spostati sulla Sicilia con fior di dichiarazioni e commenti dei ministri. Un blitz maturato dopo anni di indagini delle forze dell’ordine e delle Procure competenti è diventato un successo del centrodestra al potere anche se è difficile immaginare quali meriti reali abbia. Comunque sia, l’importante è che “Il padrino” sia finito in carcere e siano stati individuati covi e complici.
Tornando ai problemi dei consumatori, il governo ha deciso di mettere sulla graticola la categoria dei benzinai. I quali, per reazione, hanno confermato lo sciopero del 25 e 26 gennaio che riguarderà anche i self service. A precisa domanda, una rappresentante di categoria dell’Emilia Romagna ha sottolineato che un gestore guadagna al massimo 3/4 centesimi al litro, il listino è indicato ogni giorno dalla compagnia petrolifera, il rischio di prendere una multa fino a seimila euro con la chiusura di tre mesi dell’impianto se non si espone il prezzo medio corretto è inaccettabile. Ma tutto ciò a Roma non fa più notizia.

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