L’inaugurazione del grande Albergo al Lido di Domenico Galavotti

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Per arrivare alla “rivoluzione” – prospettata nell’aprile del 1904 dall’VIII Congresso socialista di Bologna (si veda la precedente “Pagina” di questa settimanale rubrica) – i dirigenti della Sezione politica di Riccione si rendono conto che è necessario fornire al proletariato gli strumenti culturali su cui basare la lotta, vale a dire la conoscenza del marxismo con il suo impianto dottrinale edificato sul primato delle strutture economiche e l’obiettivo finale della “gestione sociale” dei mezzi di produzione. Un “compito formativo”, questo, che si concretizza attraverso l’accurata lettura della stampa di partito ed in particolare dell’Avanti!, espressione autorevole fin dalla sua prima apparizione – avvenuta nel dicembre del 1896 con la direzione di Leonida Bissolati (1857-1920) – del pensiero politico socialista. Il quotidiano, si muove su due direttrici: da una parte valorizza le conquiste sociali ottenute attraverso la lotta, dall’altra promuove la crescita culturale ed etica dei lavoratori attraverso le opinioni dei più avveduti uomini di intelletto socialista. Naturalmente questa operazione cognitiva non tralascia le riflessioni sugli argomenti comunitari, ben sviluppati sulle colonne delle testate locali. Ma propagandare il marxismo, soprattutto quando ci si rivolge ad una “clientela” poco incline all’ascolto, è una gara persa in partenza. E i responsabili della Sezione socialista di Riccione ben presto si rendono conto delle grosse difficoltà che incontrano. Non a caso l’indice di analfabetismo della comunità è elevato – si aggira intorno al 50% della popolazione – e far comprendere i dettami innovativi e rivoluzionari del «nuovo vangelo laico» a chi ha poca dimestichezza con l’istruzione, è una vera e propria impresa. Inoltre, privi di coscienza di classe, i lavoratori hanno anche scarso senso «di fratellanza», non solidarizzano tra loro e si dimostrano apatici: anziché lottare fino in fondo contro i padroni si accontentano dei piccoli miglioramenti salariali; vere e proprie elemosine (cfr. La Riscossa, 9 ottobre 1904). Un disinteresse che non li rende partecipi delle iniziative della Sezione e che si concretizza con il mancato pagamento delle quote associative indispensabili per tenere in piedi l’apparato. Un organismo, questo – dicono i dirigenti –, necessario per promuovere l’azione politica tendente «a far crescere i salari, diminuire le ore di lavoro e far rispettare le leggi sul lavoro»; efficace anche come «arma per combattere il privilegio capitalista dovunque si annidi, sia nel covo di sagrestia, sia nelle Opere pie, sia nel Comune, nella Provincia e nel Parlamento» (cfr. Pensiero socialista, 20 ottobre 1904). In breve, e a detta degli esponenti socialisti di maggior levatura intellettuale, in questo particolare contesto storico i lavoratori riccionesi non solo si dimostrano diffidenti verso l’ideologia marxista, ma anche ostili; la ritengono inattuale, troppo avveniristica, addirittura controproducente. Da qui la crisi del gruppo dirigente che, dopo aver ridotto il proprio operato alla semplice testimonianza di fede, si incanala – sull’onda del confronto in atto al vertice del Partito nazionale – nelle sterili discussioni interne tra le due anime socialiste: la intransigente (rivoluzionaria) e la moderata (riformista). Polemiche vivaci e avvincenti, ma inutili e persino disgreganti, che portano – in seguito ai deludenti risultati delle elezioni politiche del 6 novembre 1904 e delle amministrative del 23 luglio 1905 – alla chiusura della Sezione. Senza più una guida in grado di scuotere le coscienze e spronarle alla lotta di classe, la politica a Riccione entra in letargo. Le poche manifestazioni che si registrano sono lasciate alla libera iniziativa dei singoli come, per esempio, l’inaugurazione nel luglio del 1910 dell’Albergo al Lido di Domenico Galavotti: un evento prettamente turistico-balneare, che per le idee politiche del proprietario – accreditato esponente del “Sol dell’avvenire” – si trasforma in una giornata di festa e di impegno per tutta la Sinistra riccionese e in particolare per i socialisti (cfr. Il Momento, 27 luglio 1910). L’episodio merita di essere ricordato, se non altro perché in quella circostanza Galavotti, spirito libero e sempre sanguigno nelle sue espressioni caratteriali, aveva fatto effettivamente le cose alla grande e tutte di sua testa. Oltre a predisporre un susseguirsi di momenti ricreativi allietati dalla Banda musicale di San Marino, l’albergatore aveva invitato a pranzo i “compagni” di partito, i dirigenti delle associazioni socioculturali della borgata e alcuni riminesi «colti e politicamente ben preparati». Tra questi c’era anche Giovanni Tamburini, direttore del Pensiero Socialista, il quale – «gran parlatore» – prima del luculliano convito aveva relazionato al folto gruppo di borghigiani ammassatosi sulla spiaggia nei pressi dell’hotel, sui più importanti provvedimenti legislativi ottenuti in parlamento grazie allo zelo dei socialisti: il diritto dei lavoratori al riposo domenicale; il divieto dell’utilizzo dei ragazzi al di sotto dei 12 anni per le attività manuali; il divieto del lavoro notturno delle donne; l’istituzione della Cassa nazionale della maternità e il miglioramento del sistema pensionistico e di previdenza per invalidità e vecchiaia. Insomma una giornata estiva “diversa” – se pensiamo ai soliti rituali della calura –, che per merito esclusivo di Domenico Galavotti aveva riportato i socialisti riccionesi alla ribalta della scena pubblica.

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