La guerra che uccide la verità

Editoriali

«Ci siamo accorti che non basta essere i custodi del verbo di pace, e neanche uomini di pace nel nostro intimo, se lasciamo che altri - a loro modo e fosse pure solo a parole - ne siano i soli testimoni davanti alla povera gente, la quale ha fame di pace come ha fame di giustizia. Certi nostri silenzi, che sembrano dettati dalla prudenza, possono diventare pietra d’inciampo…».
Questo è l’inizio del libro “Tu non uccidere” scritto da don Primo Mazzolari nel 1955 in forma anonima per evitare richiami dal Vaticano. Un manifesto pacifista quanto mai attuale a un anno dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Un conflitto di cui sono chiare le responsabilità anche se è molto attivo, anche in Italia, il partito dei Putiniani che cerca di confondere le acque e agitare falsi problemi.
Se esistesse una giustizia il nuovo zar dovrebbe essere catturato, processato per crimini contro l’umanità e condannato all’ergastolo. Dal 24 febbraio 2022 assistiamo a massicci bombardamenti di palazzi, ospedali, mercati, quartieri: gli obiettivi sono i civili, non i militari. Se la guerra nei Balcani trent’anni fa ha introdotto una nuova terminologia bellica con le cosiddette bombe intelligenti (una bestemmia pensando che sono comunque portatrici di morte), l’esercito di Mosca per non sbagliare spara a ventaglio rischiando di colpire anche le centrali nucleari. A più riprese sono state trovate fosse comuni ricolme di ucraini torturati. Nulla da invidiare ai peggiori dittatori della storia - Hitler, Mussolini, Stalin, Tito - compresi i deliranti discorsi sulla grande Russia e la necessità di ripulire l’Ucraina dai nazisti. Tra le immagini simbolo di questa guerra una non si può dimenticare: la mano di Iryna Filkina, uccisa dai russi a Bucha.
Il cadavere è stato identificato dal colore dello smalto sulle unghie. Rosso, come il sangue.

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