Sul palco del teatro Alighieri va in scena, fino a domenica, “Se questo è un uomo” di Valter Malosti, tratto dall’omonimo romanzo di Primo Levi. A pochi giorni dalla commemorazione della Giornata della memoria, la Stagione dei teatri porta in scena, per la prima volta, il racconto che ha segnato la coscienze di tutti coloro che lo hanno letto, dalla sua pubblicazione nel 1947: un libro che racconta l’orrore della deportazione, la vita nel campo di concentramento, la memoria insopportabile del sopravvissuto.
Malosti firma regia e interpretazione della prima messa in scena teatrale di questo testo cardine della letteratura italiana e della storia del ventesimo secolo e lo fa incentrandola totalmente sulla voce: «Volevo creare un’opera che fosse scabra e potente – spiega – come se quelle parole apparissero scolpite nella pietra, spesso ho pensato al teatro antico mentre leggevo e rileggevo il testo. Da qui l’idea dei cori tratta dall’opera poetica di Levi detti o cantati, e l’idea di utilizzo dello spazio».
La condensazione scenica del testo è stata curata da Domenico Scarpa (consulente del Centro internazionale di studi Primo Levi di Torino) e dallo stesso Malosti. Ma è nella voce che risiede ogni sfumatura di questo lavoro, è nella voce che ha sede l’azione. Le scene sono di Margherita Palli, che ha condensato gli spazi del lager e delle “tiepide case” che lo stesso Levi cita nella poesia in apertura al suo racconto: «Voi che vivete sicuri/nelle vostre tiepide case,/voi che trovate tornando a sera/il cibo caldo e visi amici:/considerate se questo è un uomo». In scena con Malosti anche i performer Antonio Bertusi e Camilla Sandri.
«Non era facile essere fedeli allo spirito e alle intenzioni di un testimone come Primo Levi – dice Fabio Levi, direttore del Centro internazionale di studi Primo Levi – che ha sempre temuto più di ogni altra cosa di non essere creduto e capito, e ha cercato con tutte le sue forze il dialogo con i propri interlocutori. Una sfida questa che pochi avrebbero saputo reggere. La fedeltà doveva farsi risposta sincera alla fiducia accordata dall’autore ai suoi lettori e quindi anche al suo omologo regista e attore di teatro. Doveva saper trasmettere oltre il tempo una realtà che non può essere dimenticata, e gli interrogativi che quel mondo estremo si porta dietro. Di questo Valter Malosti sembra ai miei occhi essersi mostrato capace. Ma sarà ogni singolo spettatore a dare in cuor suo la propria risposta».
Valter Malosti, regista e attore, è oggi direttore di Emilia Romagna Teatro e vincitore del premio Ubu per la regia di “Quattro atti profani” di Antonio Tarantino, per “Inverno” di Jon Fosse, oltre che, fra gli altri, di un premio Hystrio per la regia di “Giulietta” di Federico Fellini.
Da giovedì a sabato lo spettacolo inizia alle 21, domenica alle 15.30. Sabato 5 Malosti incontra il pubblico alla sala Corelli del teatro Alighieri in dialogo con Massimo Raffaelli, docente, filologo e critico letterario.