Il Cesena e i ventenni di un gruppo che si vuole bene

Rimpianti, certo. Però non adesso, perché il Cesena ha troppo da fare e nei prossimi due-tre mesi non avrà tempo di guardarsi indietro. Per quello ci sarà tutta l’estate, quando bisognerà pur trovare qualcosa per fare sera.

L’Entella stava cannibalizzando il campionato con 10 vittorie e 2 pareggi in 12 gare e fino a ieri pomeriggio aveva incassato 6 gol nel girone di ritorno. Ne ha presi 4 solo ieri sera, rullato da un avversario che ha mostrato la sua qualità migliore: prova a risolvere i suoi problemi volendosi bene. Giocano i ventenni (Brambilla, Stiven), escono i trentenni (Bianchi, Chiarello) e si batte 4-0 la seconda in classifica. Non succede in tutti i gruppi: l’anno scorso per esempio non succedeva e tenere fuori i trentenni era uno sforzo talmente pesante che Caturano e Ardizzone non stavano mai fuori. Ecco perché sono ingenerosi i fischi a prescindere a Bianchi, uno che magari gioca male, ma rema sempre bene.

Il Cesena e l’Entella sono la prova vivente che giocare contro la Reggiana piega le gambe anche nelle settimane successive. In più, la Reggiana è talmente coerente che a volte le gambe se le piega da sola e sta provando a tenere aperto un campionato che aveva chiuso. Di conseguenza, nel finale di stagione si rischia un torneo di ciapanò di proporzioni storiche, il festival del braccino del tennista davanti al punto decisivo. La Reggiana dorme male pensando al film dell’anno scorso, mentre l’Entella si è fatta un viaggio notturno in pullman Cesena-Chiavari con il buonumore di Ignazio La Russa al Centro Sociale o di Pierluigi Bersani dopo una elezione a caso.

Poi c’è il Cesena. Ha balbettato per un mese scarso, tramortito da una sconfitta con la Reggiana che nasce da uno dei peccati originali dell’estate: se i vertici parlano apertamente di primo posto, o sei la Juve, oppure per chi va in campo diventa dura (anzi, a conti fatti è dura anche per la Juve). E in vista di una volata finale fatta di saltelli su una gamba sola e nervi tesi, avere la testa sgombra diventa un valore, quindi appoggiamoci ai classici e alla massima del grande Alberto Bucci: “Viviamo bene il presente, il futuro sarà una conseguenza”. Bucci era un vincente del basket e prima di andarsene è stato pure il mental coach di Carlo Ancelotti, che è l’allenatore più bravo del mondo perché sorride al mondo, forte di uno spirito che magari non lo aiuta sempre a vincere, ma lo aiuta sempre a vivere.

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