Forlì, la verità di Boccio: «Non sono in galera e sono tranquillo»

Forlì

FORLÌ. La banconota spesa nel bar di Corinaldo è vera, non contraffatte. Le altre venti sequestrate sono semplici fotocopie su carta normale, per questo hanno tutte lo stesso numero di serie». Si è difeso così davanti al Gip, Massimiliano Boccio, ex patron della Fulgor Libertas, arrestato dai Carabinieri per spendita di banconote contraffatte e possesso di segni distintivi contraffatti. Anche se questo reato non gli è stato contestato dal Gip. Il 25 settembre, stessa data del processo forlivese per il fallimento della Fulgor Libertas, dovrà ripresentarsi in aula dopo che il suo legale Giorgio Rossetti ha chiesto i termini a difesa nell’udienza di convalida, dopo la quale il giudice lo ha rimesso in libertà, con il divieto di dimora in provincia di Ancona.

Il video
Max Boccio è apparso, intanto, in un video sul suo profilo facebook. Sereno, quasi ironico. «Saluto i miei amici e i nemici – ha esordito – come vedete ho gli occhiali da sole come un agente della Cia. Sono fuori Bologna da mesi, perché mio padre è malato. Non ho problemi economici. Penso solo alla mia famiglia, a mio padre, mia moglie e il mio cane. Mi stupisce leggere che sono in galera per spendita di banconote false. Nel passato sono stato agente di borsa e mi è capitato di segnalare transazioni sospette alla Procura e ai servizi segreti. Sono a disposizione dei cittadini. Ho sentito un sacco di stron… Io sono tranquillo, a piede libero, non ho problemi. Più di così non parlo».

La tesi difensiva
Davanti al giudice di Ancona nell’udienza di convalida, Boccio e il suo legale hanno smentito l’utilizzo di una banconota falsa in un locale pubblico. I 50 euro incriminati, sequestrati dai Carabinieri, sono stati portati in aula e Boccio ha cercato di spiegare al giudice le caratteristiche della filigrana della banconota che ne attesterebbe la veridicità. Sulle altre banconote trovate dai Carabinieri in una busta, Boccio ha detto che si tratta della stessa banconota più volte copiata su fogli di carta. Insomma semplici fotocopie, in modo da spiegare il numero seriale identico. Un modo così pacchiano di contraffarre le banconote che non sarebbe ravvisato neanche come reato, tanto chiara sarebbe la falsità.

Servizi segreti
Per quelle banconote è stato comunque convalidato il fermo. Non si è parlato, perché non contestato, del falso tesserino dei servizi segreti. Boccio avrebbe spiegato al legale che sarebbe impegnato in un’indagine per la Banca d’Italia circa la presenza di banconote false all’interno dei bancomat e che se necessario avrebbe potuto dimostrare la veridicità del rapporto.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui