Forlì: Città di Ebla non rinuncia al suo "Ipercorpo"

FORLI'. Trasformare una mancanza in un’occasione: sta cercando di farlo Città di Ebla che avrebbe dovuto inaugurare a breve la 16ª edizione di “Ipercorpo. Festival internazionale delle arti dal vivo” e che invece a causa delle limitazioni imposte dal Covid-19, sta riformulando attività e collaborazioni.
«Il tema che avevamo scelto per questa edizione – spiega Claudio Angelini, direttore artistico di Città di Ebla – è il “Tempo reale”: i profondi cambiamenti delle nostre abitudini e dei comportamenti dovuti alla pandemia, proprio sulla base della linea tematica che avevamo scelto, ci danno quindi un’opportunità per produrre e veicolare nuovi format e significati. Per esempio, tutto sarebbe successo negli spazi dell’ex Gil, che però ora è una struttura vuota, scheletrica, anche se interessante e proiettata sugli spazi aperti adiacenti, e infatti le compagnie coinvolte avrebbero dialogato con lo sport che in quegli spazi si svolge. Abbiamo dovuto però rimandare tutto ciò alla seconda parte del festival, nel maggio 2021, un po’ sulla scia di quello che sta facendo anche “Santarcangelo dei teatri” in questa situazione».
E per il 2020?
«La prima parte del festival si svolgerà in autunno negli spazi di Exatr, con un’anteprima dal 25 al 27 settembre, e poi dal 1° al 4 ottobre, in un teatro-tenda, una “piazza” all’aperto ma coperta dove si svolgeranno azioni performative di artisti italiani. Terremo aperto il dialogo però anche con gli stranieri, chiedendo loro degli interventi video, chiaramente non “sostitutivi” degli spettacoli».
State lavorando quindi a un programma complesso.
«Sì: useremo i mesi di maggio e giugno 2020 per raccontare qualcosa sulle diverse specificità del festival attraverso le voci dei curatori: Mara Serina, Valentina Bravetti, Davide Fabbri, Elisa Gandini, Davide Ferri e io stesso, un gruppo di lavoro che da anni pensa “Ipercorpo”. Come tutti, siamo in una fase di ascolto, per capire se quello che abbiamo immaginato potrà succedere, però il nostro programma dovrebbe portarci, appunto, dall’autunno 2020 alla primavera 2021, con i “Simposi” nei prossimi ottobre e novembre al Diagonal. La condizione però sarà sempre l’incontro fisico con le persone: senza togliere l’importanza degli interventi in video, l’importante è lo “spettacolo” anche se ci troviamo in un tempo particolare, in cui è proprio il corpo a essere sotto attacco, e si fa fatica quindi a dare risposte attraverso il corpo».
Il rapporto con il pubblico resta quindi elemento saliente.
«Certo, ma come afferma Michele Di Stefano di Mk, “se questo tempo deve essere un tempo di ripensamento e risposta deve anche essere sostenuto”, visto che la dimensione del tempo per la ricerca non per forza può e deve dare risposte immediate. Per questo ci stiamo sforzando per fare sì che questo sia un periodo generativo, visto che il festival può contare su una comunità di artisti in grado di proseguire una riflessione che del resto non si è mai interrotta. Non è scontato, come non è scontato chiedersi se sia importante sostenere forme d’arte dal vivo. Potremmo anche scoprire, alla fine di questa pandemia, che si preferisce invece proseguire con il digitale: non mi nascondo che lo spettacolo dal vivo oggi si trovi sotto test, e non sappiamo se le comunità, i nostri interlocutori, usciranno da tutto ciò rafforzate o indebolite. Per quanto ci riguarda però sentiamo davvero la mancanza di quella dimensione “che ci rende umani”».
Mentre resta aperto il quesito sullo spazio Exatr.
«In realtà no, perché in dialogo con l’Amministrazione stiamo lavorando per renderlo pienamente fruibile: già lo è la palazzina, che ospita gli uffici di altre realtà oltre alla nostra, e stiamo attrezzando il piazzale per poter convivere con i lavori che inizieranno, ci auguriamo, entro l’estate. La nostra concessione è valida fino al 2023: ma già da ora vogliamo dimostrare alla città che quel che avevamo fatto finora aveva un senso, basato su un lavoro continuativo che permette “l’aver luogo” in questo tempo delle proposte e degli spunti che offriamo».

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