Fedez e gli audio sul tumore

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«L’accusa di narcisismo è tra le più gettonate in questo periodo, anche sulle piattaforme online, basta cambiarsi d’abito che si diventa narcisista. Bisogna sempre contestualizzare, fa discutere un gesto ma stiamo parlando di una persona che tendenzialmente ha l’abitudine, e questo non vuole essere un giudizio, di condividere per scelta la sua vita, nel bene e nel male». Risponde così la psicologa e psicoterapeuta Maura Manca, interpellata dalla Dire in merito alla polemica suscitata dalla diffusione da parte del cantante Fedez, per questo tacciato da molti di ‘narcisismo’, di un audio del suo incontro con lo psicologo all’indomani della notizia del suo tumore.

«Così come ha condiviso l’audio con lo psicologo- prosegue l’esperta- Fedez ha condiviso la sua malattia, la sua ospedalizzazione, ma anche la nascita dei figli e tante altre cose. Sicuramente i social per molte persone sono diventate quello spazio di condivisione di tutto quello che si ha dentro, come se si volesse un abbraccio o una conferma dell’altro; però in molte situazioni si corre il rischio di avere bisogno di fare questo per ricevere un feedback e una ricompensa emotiva, per andare a colmare determinati vuoti».

Secondo la psicologa è necessario quindi «fare attenzione, perché nel momento in cui si diventa vittima di questo sistema- sottolinea Manca- l’asticella si alza e io ho sempre più bisogno di questo abbraccio, mentre a volte condividere le emozioni con sé stessi e gestirsele da soli significa elaborarle e prendersi uno spazio. Spesso invece quello che vedo è il dover agire immediatamente l’emozione, tirandola subito fuori, e aspettare un feedback come se i follower fossero tanti amici pronti ad abbracciarci. Ma ripeto- ribadisce la psicologa- attenzione a non diventare vittime di questo meccanismo: bisogna riflettere sul fatto che quella condizione ci crea, anche a livello chimico e cerebrale, una ricompensa e un rilascio di sostanze che poi ci portano ad aver bisogno di quella stessa condizione. Va bene allora ‘condividere’ e far vedere che c’è anche un lato più fragile che fa parte della vita, ma attenzione a non vivere in funzione di questo”.

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