Edilizia e superbonus: “A Rimini un cantiere su tre è chiuso”

«Il blocco dei crediti fiscali legati al superbonus sta creando enormi difficoltà al settore. Al punto che un buon 35% dei cantieri aperti nel 2022 ora sono fermi. Inattivi. Chiusi». Ulisse Pesaresi, presidente dell’Associazione costruttori edili Romagna per le province di Rimini e Ravenna, lancia l’allarme. E lo fa esortando il governo Meloni ad intervenire «e rimuovere, quanto prima, questa impasse». Spiega Pesaresi: «Veniamo da un vero e proprio boom edilizio a Rimini, così come in tutta l’Emilia Romagna e nel Paese. Esploso grazie all’introduzione di questo provvedimento di riqualificazione energetica degli immobili. Numerosi condomini, infatti, hanno fatto richiesta di questo bonus statale, determinando un forte sviluppo economico e, conseguentemente, occupazionale». Continua il presidente dell’Ance Romagna: «La macchina sembrava procedere spedita, quando, inaspettatamente, qualcosa si è inceppato. Banche e poste hanno smesso di acquistare i crediti dalle imprese. Che, tuttavia, seppur prive di questa indispensabile liquidità, hanno cercato, in tutti i modi, di resistere e di portare avanti, sulla fiducia e a proprie spese, i lavori già iniziati. Per settimane, mesi. Ma tutto ha un limite, ovviamente. Se non ricevi i soldi necessari per l’intervento, se vedi che i rubinetti finanziari delle banche e delle poste stentano a riaprirsi, non puoi certo andare avanti a tue spese. E sei costretto a fermarti. Ad interrompere i lavori. Ed a chiudere il cantiere. In attesa di eventi».

Ulisse Pesaresi


Richiesta sblocco

Eventi che, secondo Pesaresi hanno un preciso nome e un altrettanto preciso cognome: sblocco dei crediti. «Di sicuro – sottolinea il rappresentante romagnolo dei costruttori -, il precedente governo ha tentato di farlo. Speriamo che l’attuale esecutivo ci riesca. Perché altrimenti sarà dura per l’intero comparto, con ricadute economiche e occupazionali sull’intero territorio».
Impennata di assunzioni
Secondo i dati diffusi dalla Cgil edilizia, la provincia di Rimini è passata da 857 imprese edili attive nel 2021 a 1.030 imprese nel 2022, con uno sviluppo occupazionale importante: 4.893 lavoratori impiegati nel 2021, addirittura 6.195 nel 2022. E tutto questo grazie, proprio, all’introduzione del superbonus 110. Rilancia, allora, Pesaresi: «La situazione è delicata. E se non si risolverà subito la questione crediti, l’intero comparto edile entrerà inevitabilmente, da qui, a fine anno, in una spirale di crisi. Al punto che da un momento di carenza di personale per via dei tanti cantieri aperti, come l’attuale, si rischierà di passare ad un momento di esubero di personale e quindi di possibili licenziamenti». Ma come se non bastasse il tema crediti, ecco un’altra tegola pronta a piombare addosso alle imprese edili. Quella, cioè, creatasi col provvedimento introdotto dal governo Meloni di riduzione del superbonus dal 110 al 90.


Inflazione e fatturato

Avverte, in conclusione, il presidente dell’Ance: «Se in questo 2023 inciderà negativamente il solo blocco dei crediti, che, ripeto, speriamo venga rimosso il prima possibile, nel 2024 a pesare duramente sarà il provvedimento “90 per cento”. Che, tra l’altro, penalizzerà soprattutto la fascia di popolazione meno abbiente, quella, cioè, che vive nei grandi condomini e che, davanti alla prospettiva di una obbligatoria compartecipazione alla spesa, si troverà costretta, tra inflazione a due zeri e busta paga sgonfia, a dire “no” ai lavori. Determinando, così, un probabile crollo dei lavori, del fatturato, e dell’occupazione».

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