Danza, "Shoes on" di Luna Cenere al Petrella di Longiano

Quattro anni dopo (marzo 2019) la napoletana Luna Cenere (1987), danzatrice coreografa, torna in Romagna per fare vedere e ascoltare il percorso delle sue “Genealogie”, fucina laboratoriale da cui si dipanano svariate idee creative, progetto nato al Petrella di Longiano. Il ritorno si sviluppa in due giorni: ieri al Lavatoio di Santarcangelo, Luna Cenere ha dialogato con Rosalba Ruggeri e Igor Colussi di Ater; stasera alle 21 al Petrella di Longiano presenta la coreografia “Shoes on”, danzata da un duo maschile, Michele Scappa e Davide Tagliavini.

Luna, in quattro anni quali nuove tracce le ha lasciato Genealogie avviato al Petrella?

«Il progetto è proseguito con tappe residenziali dove sono nati spunti creativi frutto di una ricerca che ha lasciato più materiali. Finalizzo ognuno di questi a lavori che procedono anche in direzione altra rispetto alla ricerca iniziale. Così è avvenuto per “Shoes on”, duetto frutto di uno dei semi di Genealogie che drammaturgicamente ha preso una diversa direzione da quella iniziale».

Come si sviluppa?

«È un lavoro molto intimo fra due performer, a stretto contatto con i propri corpi nudi, ma che indossano scarpe che disegnano nello spazio. Perché la partitura compositiva, pure scritta sui corpi, passa pure dall’elemento scarpa, perciò il disegno spaziale delle scarpe viene coreografato a sua volta».

Come è arrivata l’idea di aggiungere scarpe ai corpi svestiti?

«È nata in prova per una necessità; le posizioni che i danzatori assumono sono fisicamente impegnative così le hanno provate con scarpe, divenute di conseguenza un espediente creativo. Mi sono resa conto che quelle scarpe tracciavano nello spazio traiettorie interessanti, sospensioni in aria, altezze diverse, cosa questa molto magica per me, che ha portato il lavoro in una dimensione diversa».

In che modo corpi e scarpe agiscono nello spazio?

«Ho sentito l’esigenza di dare un ritmo alla scena diverso dal mio solito. Siamo entrati in una dimensione anche giocosa, per me una novità; ci siamo divertiti a ribaltare la scena con un cambio di tonalità di registro. Da una partenza fatta di tensione, abbiamo alleggerito giocando con il corpo, con la relazione tra i due performer, con il fatto di avere scarpe ai piedi ma di essere nudi. Abbiamo attraversato registri tecnici legati al corpo, ginnastica, danza, disco. Alle musiche originali composte da Renato Grieco aggiungiamo un pezzo noto dei New Order».

Ieri a Santarcangelo ha raccontato il suo percorso autoriale mostrando video realizzati da fan che partecipano ai suoi atti creativi. Come è nata questa sensibilizzazione corale?

«Ho costruito “Genealogie” come progetto di Community durante la pandemia; i partecipanti sono presenti su un gruppo privato on line dove condividiamo materiali e appuntamenti. A cadenza mensile ci incontriamo su Zoom, ci aggiorniamo, ci raccontiamo. Coloro che più hanno sentito il bisogno di condividere la propria esperienza mi hanno inviato un proprio girato, da cui ho elaborato un montaggio e tratto il video presentato al Lavatoio».

Quanto è importante per lei immaginare il corpo nudo attraverso la danza?

«A me non piace immaginare il corpo nudo, io voglio vederlo nudo. Mi interessa portare quella concretezza allo sguardo dello spettatore e allo stesso tempo fare dissolvere la concretezza in modo che quel paesaggio fisico ci trasporti in un'altra dimensione. Cosa che ha a che fare con la composizione del movimento, con la prospettiva di visione; di conseguenza, in base alla posizione di corpi nello spazio, deriva il tipo di relazione che creo tra di loro».

In estate sarà alla Biennale Danza di Venezia dopo aver vinto il bando under 35 per nuove coreografie.

«Dal 27 marzo entriamo in residenza al Parc (Performing arts research centre) di Firenze; fino al 7 aprile lavoriamo a “Vanishing place” il cui debutto è a luglio».

Info: 0547 666008. Euro 15-10

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