Coronavirus, Rimini verso la "zona rossa"

Rimini

Emergenza coronavirus, la provincia di Rimini può diventare “zona rossa”. Lo prevede un decreto portato questa sera sul tavolo del consiglio dei ministri. Se sarà firmato, fino al 3 aprile scatteranno limitazioni strettissime a partire dalla chiusura delle scuole, mentre nell’area riminese si potrà entrare e uscire solo per motivi di lavoro e di famiglia.
In particolare lo stato di “zona rossa” vieta in «modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori», in questo caso la provincia riminese, «nonché all’interno dei territori» indicati nel provvedimento del governo, «salvo che per gli spostamenti motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza». Inoltre ai «soggetti con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5 gradi) è fortemente raccomandato di rimanere presso il proprio domicilio e di limitare al massimo i contatti sociali, contattando il proprio medico curante». La bozza del decreto riguarda la regione Lombardia e le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria.

Il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, spera che le misure previste nella bozza del decreto siano riviste.

"Abbiamo ricevuto solo tre ore fa dal Ministero della Salute la bozza dei due nuovi Dpcm con le misure ulteriormente restrittive anti-Coronavirus. - scrive Bonaccini sulla sua pagina Facebook -. Talune di queste prefigurano agli occhi di molti la possibile introduzione di una grande “zona rossa”, estesa dalla Lombardia a diverse province dell’Emilia-Romagna, del Veneto, del Piemonte e delle Marche. Non è propriamente così, ma alcune parti del provvedimento possono risultare di dubbia interpretazione e domani di difficile applicazione. C’è addirittura chi ci sta chiedendo se lunedì potrà recarsi o meno al lavoro o se verrà introdotto il fermo produttivo.

Ben comprendendo che queste nuove limitazioni sono dettate da indicazioni imprescindibili del Comitato tecnico-scientifico e condividendo l’obiettivo di contenere con ogni mezzo la diffusione del virus, riteniamo necessario poter meglio valutare la coerenza dei provvedimenti, che impattano peraltro in modo disomogeneo sul nostro territorio regionale.

Per queste ragioni ho chiesto al presidente Conte e al ministro Speranza, in una logica di leale collaborazione, di poter lavorare ancora alcune ore per addivenire alle soluzioni più coerenti e condivise.

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