Cesena, strage di Ustica: «Gli Stati “amici” nascondono la verità, la politica si faccia sentire»


Erano le 20.59 del 27 giugno 1980 quando, 45 anni fa, l’orologio dei familiari delle 81 vittime del volo di linea Dc-9, partito dall’aeroporto “Marconi” di Bologna e diretto al “Punta Raisi” di Palermo, smise di girare. Ustica fu e resta una ferita profonda per l’Italia intera, un vuoto ancora mai colmato nella storia della nazione. Ora, dopo ulteriori 17 lunghi anni di indagini, udienze e tentativi di ricostruzione, seguiti a quelli precedenti, aprendo un nuovo processo conseguente alle dichiarazioni rilasciate da Francesco Cossiga, presidente del Consiglio dei ministri in carica nel 1980, che nel 2007 attribuì ai caccia francesi l’abbattimento del Dc-9 dell’Itavi, i pubblici ministeri della Procura di Roma hanno chiesto l’archiviazione.
Di questa decisione ha preso atto anche Daria Bonfietti, ex senatrice della Repubblica Italiana con il Pds, sorella di Alberto, che perse la vita proprio in quel tragico incidente, nonché presidente dell’associazione “Vittime della strage di Ustica”, fondata nel 1988 per perseguire l’accertamento della verità dei fatti e delle responsabilità.
Di tutto questo e delle prossime mosse dell’associazione Bonfietti parlerà domani sera, alle 20, al parco giochi “Frutipapalina”, ospite della festa dell’Unità in corso di svolgimento a Sant’Egidio.
«Pur ribadendo, come fanno anche le carte del pm che richiedono l’archiviazione del processo, che l’aereo Dc-9 è stato abbattuto in un episodio di guerra – riporta con decisione Bonfietti – come già ricostruito nel dettaglio nel 1999 dal giudice Rosario Priore nella sua sentenza-ordinanza, nelle carte lette nell’ultimo mese sono contenute le ragioni dell’impossibilità della magistratura a raggiungere gli autori materiali della strage».
«Gli Stati “alleati” parlino»
Questo epilogo giudiziario è stato determinato dalla mancata collaborazione dei governi di Stati “alleati”, sottolinea Bonfietti, che non fa giri di parole: «La magistratura non riesce a trarre delle conclusioni e ad attribuire le responsabilità a causa della scarsissima e inefficace partecipazione dei Paesi “amici”, Francia e Stati Uniti in particolare, anche se quella notte è stato accertato che in quella porzione di cielo c’erano anche velivoli inglesi e belgi. Sono i pm stessi a raccontare quante rogatorie hanno loro rivolto per avere delle risposte puntuali ed esaustive senza che sia mai pervenuto un riscontro». Una sconfitta. Per tutti. Per la magistratura, per le vittime e le loro famiglie. Per l’Italia.
«I nostri alleati non contribuiscono a ristabilire la verità – afferma Bonfietti – continuando a nascondere quello che avevano deciso di compiere nei nostri cieli in quella serata».
La richiesta della Procura romana non fermerà l’ex senatrice e i tanti familiari delle vittime dell’incidente. Insieme proseguiranno la battaglia per una giustizia attesa dall’Italia intera. «Continueremo a leggere le carte per capire e approfondire sempre di più – annuncia la presidente dell’associazione delle vittime –. Il 26 novembre avremo un nuovo incontro con il gip e con i nostri avvocati per delineare se, come parti, avremo ancora qualcosa da chiedere e da portare al vaglio della magistratura o se, da adesso, la questione torna ad essere del tutto di carattere politico».
Davanti all’impotenza dei pubblici ministeri, Bonfietti evidenzia come «spetti alla politica fare uno sforzo diplomatico maggiore per ottenere risposte e collaborazione concreta da Stati alleati. Discutiamo e chiediamo verità sull’abbattimento di un aereo civile in tempi di pace. Sono affermazioni dell’ex presidente della Repubblica Cossiga – ricorda Bonfietti, sottolineando la caratura e statura politica della fonte –. La magistratura, come strumenti, ha le rogatorie internazionali. Se non vanno a buon fine, devono intervenire le “armi” della politica centrale».