Salvata dal nipote mentre era vittima di una truffa.
Se non ci saranno modifiche nella sentenza (in un eventuale Appello) dovrà scontare due anni di reclusione il “finto carabiniere” arrestato dai “carabinieri veri” nelle scorse settimane.
Era quasi riuscito a raggirare un’anziana facendosi consegnare oro e gioielli che aveva in casa, un 50enne tornato a processo dopo l’arresto dello scorso 6 ottobre.
L’uomo stava facendo credere all’anziana di essere stata coinvolta in un’accusa di rapina ad una gioielleria. Ma il “falso carabiniere” al telefono è stato smascherato dal nipote della vittima e poi bloccato e arrestato nella tarda mattinata di quel lunedì nella frazione di San Vittore.
Tentata truffa in concorso con ignoti e in danno di una persona indotta a credere di dover eseguire un ordine dell’autorità giudiziaria è l’accusa di cui ha dovuto rispondere G.G., il 50enne ammanettato.
La vittima del suo raggiro ha 83 anni e una voce al telefono l’aveva contattata dandole degli ordini in modo perentorio.
«Il suo nome è tra quelli di una causa per dei gioielli rapinati. Se vuole uscirne assolutamente indenne deve consegnarci oro e contanti che ha in casa per chiudere la situazione in maniera bonaria».
Questo era l’ordine del finto carabiniere presentatosi al telefono. Una persona che è poi rimasta in attesa e in linea mentre la donna controllava quanti ori e soldi avesse nella sua abitazione a disposizione.
Ad accorgersi della nonna in stato di grave preoccupazione è stato il nipote, che le ha chiesto delucidazioni dopo averla vista scendere di corsa i piani di casa alla ricerca di “qualcosa”. Il nipote ha capito subito che c’era un truffa in atto e ha convinto la nonna a “dar corda” al truffatore invitandolo a presentarsi per prelevare il bottino.
Il 50enne, arrivato nell’abitazione di San Vittore, ha trovato il nipote e altri parenti pronti a fotografarlo e videoriprenderlo, mentre erano anche al telefono con i carabinieri veri. L’uomo, vistosi scoperto, aveva provato a scappare ma era stato bloccato dall’Arma di Cesena a 150 metri dalla casa.
Dopo una notte in cella, aveva visto il suo arresto convalidato nell’aula del giudice Federico Casalboni, dove l’accusa era sostenuta dal pm Alice Lusa.
È tornato in aula (dopo queste giornate trascorse ai domiciliari) difeso dal suo avvocato di fiducia e ha scelto la formula del rito Abbreviato di giudizio. La pena è stata computata in due anni di reclusione e 600 euro di multa. Senza la sospensione condizionale. Cosa che, se la sentenza passerà il giudicato, gli schiuderà le porte del carcere.