A Cesena ci sono 208 anziani ogni 100 giovani: l’inverno demografico mette in crisi tutto il sistema

Cesena
  • 18 febbraio 2025

Gli ultimi dati demografici completi disponibili (sono quelli dell’anno 2023) per l’area Romagna - Forlì-Cesena e Rimini, evidenziando una lieve crescita della popolazione residente nonostante un saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) negativo. I numeri confermano, però, anche il trend di invecchiamento della popolazione, con implicazioni su mercato del lavoro, welfare e servizi sociali. Si è parlato de “Il lavoro: tra inverno demografico e divario generazionale” nei giorni scorsi in un convegno organizzato dalla Camera di commercio della Romagna, che si propone di analizzare da diversi punti di osservazione il mercato del lavoro. Il tema scelto per l’incontro ha riguardato le dinamiche demografiche in atto: il calo delle nascite e il progressivo invecchiamento della popolazione che stanno già cambiando il modo di vivere e di lavorare, con evidenti effetti sugli equilibri sociali ed economici del Paese.

I dati

Secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio sulla base delle statistiche Istat la popolazione della Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) è pari a 732.649 residenti, con un incremento dello 0,28% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, il saldo naturale, ovvero la differenza tra nascite e decessi, si conferma negativo: nel 2023 sono nati 4.478 bambini, a fronte di 7.996 decessi, portando il saldo naturale a -3.518 unità.

L’aumento della popolazione è stato determinato solo dal saldo migratorio positivo, sia interno (+2.357, di cui FC +1.502 e RN +855) che con l’estero (+3.666, di cui FC +1.820 e RN 1.846), che ha compensato il calo demografico dovuto alla bassa natalità e all’invecchiamento della popolazione. Gli stranieri residenti rappresentano l’11,2% della popolazione complessiva della Romagna (FC 11,0% e RN 11,2%), un dato in linea con la media regionale ma superiore alla media nazionale (8,9%).

Dal punto di vista delle fasce d’età (dato questo in linea anche con il 2024), l’incidenza della fascia di età over 65, pari la 24,8%, è doppia rispetto ai giovani fino a 14 anni, che rappresentano solo il 12% (25,2% contro il 12,1% a FC e 24,3% contro l’11,9% a RN), dati in linea con le medie regionale e nazionale.

L’età media della popolazione romagnola è di 47,1 anni, allineata nelle due province e superiore alla media nazionale (46,6 anni). Allungando lo sguardo ai prossimi vent’anni grazie alle previsioni demografiche ISTAT l’invecchiamento demografico sarà ancora più marcato, con un rapporto di 1 a 3 fra giovani e anziani (33% di over 65 contro l’11,1% di under 14 a FC e 33,5% contro il 10,7% a RN) e un’età media di 49,6 anni a FC e 50 a RN.

L’indice di vecchiaia per la Romagna è 207, ciò significa che per ogni 100 giovani sotto i 15 anni ci sono 207 anziani. In provincia di Forlì-Cesena l’indice è di 208,8, mentre in quella di Rimini è di 204,9, superiori a quello regionale 204,1 e nazionale 199,8.

La speranza di vita alla nascita, l’indicatore demografico che misura il numero medio di anni che una persona può aspettarsi di vivere dalla nascita, assumendo che i tassi di mortalità rimangano costanti nel tempo è di 84,3 anni (FC 84,0 e RN 84,5) in linea con quella regionale (83,6 anni). Il dato è superiore a quella nazionale (83 anni). I numeri dunque confermano il trend di invecchiamento della popolazione, con implicazioni su welfare, mercato del lavoro e servizi sociali, ma anche una qualità della vita relativamente alta nel territorio romagnolo, grazie a fattori come l’accesso ai servizi sanitari, le condizioni ambientali e gli stili di vita.

Gli interventi

Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna, ha introdotto i lavori richiamando gli impatti che l’andamento demografico in corso ha sul nostro sistema economico e sociale. «Analizzando i dati degli ultimi 25 anni, nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, emerge che nelle due province la popolazione è cresciuta in generale, ma la popolazione straniera è triplicata e, in alcuni casi, quadruplicata. L’ultimo dato che le statistiche Istat forniscono, del 2023, fissa l’età media della popolazione fra i 46 e 47 anni, ma le previsioni demografiche Istat prevedono che fra vent’anni sarà oltre i 49 anni».

Il prof. Alessandro Rosina, ordinario di Demografia e direttore Lsa all’Università Cattolica di Milano ha spiegato come stiamo entrando in una fase nuova, in cui l’effetto combinato dell’allungamento della vita con la riduzione della natalità - fenomeno marcatamente italiano - sta elevando il carico sociale ed economico sulle nuove generazioni e disegnando una popolazione attiva sempre più anziana, destinata numericamente a ridursi a meno di una maggiore inclusione lavorativa, in particolare femminile e giovanile.

Gli stessi fattori che, secondo Giulio Mattioni, direttore del Coordinamento generale statistico attuariale dell’Inps, stanno mettendo a rischio il sistema pensionistico, ad oggi posizionato su un tasso di sostituzione pensione-salario del 59% (media UE 45%), con un’età effettiva di pensionamento di 64,2 anni (media UE 63,6) e un forte sbilanciamento a favore del genere maschile.

L’incontro si è chiuso con l’intervento di Vincenzo Colla, vicepresidente della Regione che ha sottolineato come il tema dell’inverno demografico e del divario generazionale, in particolare per il mondo del lavoro riguarda tutto l’Occidente, ma ancora più l’Italia; il nostro è un Paese che, da manifatturiero e senza materie prime, rischia di andare in sofferenza e vedere in crisi il suo sistema economico e di welfare. Ora i numeri relativi ai giovani che ogni anno si spostano da e per l’Emilia-Romagna hanno un saldo positivo, che permette al sistema di reggere, ma può presentarci il conto se non si agisce subito per sostenere la maternità e per integrare con progetti evoluti chi emigra verso il nostro Paese.

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