Cesena, alunni cuciono e donano una coperta ai senzatetto

Un regalo fatto col cuore dagli alunni della scuola media “Anna Frank”: una grande coperta di lana, calda e piena di colori, per offrire conforto ai senzatetto. L’hanno cucita con le loro mani 23 ragazzi e ragazze della classe 3ª C, raccogliendo l’invito di una loro insegnante: Dalia Gasparini Per mesi si sono trovati assieme a scuola, due ore alla settimana, e quel dono davvero speciale è stato consegnato da loro stessi nel centro diurno “Roverstella”, che offre ogni giorni un riparo dal freddo e dell’isolamento, dalle ore 15.30 alle 19.30. Il servizio dell’Asp si trova in via Dandini, sotto un dormitorio che accoglie 22 persone senza fissa dimora, e nel primo pomeriggio di ieri è diventato teatro d un emozionante incontro.

Lezioni di umanità

La presidente di Asp, Elena Baredi, ha ricevuto gli ammirevoli studenti, accompagnati da tre docenti e un’educatrice, che hanno mostrato la meraviglia multicolore che hanno confezionato, dopo avere ricevuto lezioni da mamme e nonne su come lavorare la maglia coi ferri. Ognuno ha preparato due o tre quadretti di diverse tinte e poi sono stati cuciti tutti assieme e gli è stata ricamata sopra la scritta “II C”, visto che questo progetto ha avuto inizio nello scorso anno scolastico. Finché è arrivato il momento dell’incontro, al quale non è voluta mancare l’assessora Carmelina Labruzzo. Ma i protagonisti assoluti sono stati gli allievi e i frequentatori del “Roverstella” ai quali è stato destinato quel dono. In particolare, due di loro, Stefano e Franco, hanno detto poche parole ma molto intense, di quelle che lasciano il segno. Il primo ha anche suonato alla chitarra la canzone “Io vagabondo”, dei Nomadi, perfetta per l’occasione, guidando un coro in cui gli alunni si sono fatti coinvolgere, nonostante il salto generazionale rispetto agli anni in cui fu lanciato quel brano entrato nella mitologia della musica. Lo stesso Stefano ha anche suggerito di liberare quella coperta dal suo uso abituale per trasformarla invece in un simbolo: «Appendiamola a una parete di questo Centro, come un quadro, facendone una coperta infetta dal virus della bontà. E poi – ha proposto – tutte le volte che uno fa qualcosa di bello per gli altri si potrebbe aggiungere un pezzo». Ha anche provato a spiegare agli alunni la condizione dei senzatetto dicendo queste parole: «Provate a dormire una notte in giardino con una coperta per capirci davvero. Siamo come Ulisse quando Polifemo gli chiese il suo nome e lui rispose che si chiamava “Nessuno”». Franco ha sottolineato l’importanza di luoghi come il “Roverstella”: «Voi non potete capisce cosa vuol dire avere un posto che ti protegge dal freddo, così come non lo capivo io alla vostra età». Ma ha anche evidenziato il valore che va oltre il bisogno di soddisfare bisogni materiali primari. A questo proposito, ha citato l’esperienza delle “Cucine popolari”, un servizio quotidiano attivato accanto al “Don Baronio” grazie allo slancio di tante persone, tra cui proprio Elena Baredi, che lo ha presentato alla classe della “Frank”: «Il nostro motto è “mangia ciò che vuoi, dona ciò che puoi”. Si entra e si mangia assieme e chi può contribuire con qualche euro lo fa, aiutando così chi non è in grado di pagare neppure quel pasto». E soprattutto – ha fatto notare sempre Franco, proveniente da Milano – c’è un contatto umano e si scambiano parole in un ambiente in cui non ci si limita a ritirare il piatto per sfamarsi, come avviene spesso nelle mense per poveri. Le insegnanti e i ragazzi e le ragazze della 3ª C, molto impressionante da quell’esperienza solidale tanto semplice quanto potente, hanno promesso che prima di Natale andranno a pranzare là in gruppo.

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