Cava di Monte Tondo, la Saint-Gobain vuole estrarre fino al 2028

Faenza

La Saint-Gobain propone a Regione e Arpae il proprio progetto per proseguire l’attività estrattiva nella cava di Monte Tondo nel periodo 2022-2027, con la possibilità di continuare anche fino al 2028, e presenta, per la prima volta dopo anni di dibattito, i rendering del ripristino ambientale dell’area. I documenti fanno parte di un faldone che la multinazionale ha allegato all’istanza di avvio del procedimento unico di Valutazione di impatto ambientale e arrivano agli sgoccioli del percorso che Provincia e Regione hanno intrapreso per l’elaborazione del Piano infraregionale delle attività estrattive relativo al sito di Monte Tondo.

Un percorso, come noto, che finora ha visto la Federazione speleologica regionale e altre realtà associative del mondo ambientalista contrapporsi duramente a ogni richiesta avanzata dalla Saint-Gobain, nella convinzione che la prosecuzione delle attività estrattive possa danneggiare ulteriormente la zona inserita nell’area contigua del Parco della Vena del Gesso e sottoposta a numerosi vincoli di tutela nazionali e internazionali dal punto di vista ambientale e paesaggistico.

Una questione delicata per la stessa multinazionale, e non a caso le 164 pagine di relazione tecnica, redatta dall’ingegnere Antonello Fanti, risultano dense di rassicurazioni sul rispetto delle normative ambientali. «Il progetto descritto in questa relazione – si premette nel documento – non amplia la superficie assentita ma programma la continuazione della coltivazione mediante l’approfondimento degli scavi nelle zone già escavate. In altre parole si continua a coltivare la zona interna della cava, sfruttando quei banchi di gesso previsti nel computo volumetrico dello “Scenario 4”» che era stato l’esito finale dello studio Arpae del 2001.

Uno scenario che consentiva alla Saint-Gobain di proseguire l’attività fino al raggiungimento della quantità massima di 4 milioni e mezzo di metri cubi di gesso estratti. Eppure da pochi mesi è disponibile anche un nuovo studio, commissionato dalla Regione, nel quale si valuta come opzione migliore possibile quella di concedere un’altra decina di anni di estrazioni per poi procedere con una riconversione dell’area, a patto che non sia ampliata l’area oggetto di scavi. Di questo studio non vi è traccia nella relazione tecnica, ma sono comunque presenti opzioni per il recupero ambientale di Monte Tondo. «Il ripristino del gradone 340 – si legge – potrà iniziare subito, mentre quello dei restanti gradoni comincerà durante il quarto anno di coltivazione e sarà completato al termine del quinto anno. Il progetto di coltivazione prevede che al termine delle operazioni si avrà un fronte di cava modellato a gradoni con larghezza di 5 metri ed altezza dai 10 ai 15 metri e pendenza di circa 66°. Il ripristino morfologico e paesaggistico sarà orientato a ricomporre il fronte di cava secondo l’assetto naturale che si riscontra nelle zone non intaccate dall’attività estrattiva oltre a proseguire con quanto attuato finora nelle aree già ripristinate per continuità e omogeneità». Seguono diverse pagine nelle quali si passano in rassegna le operazioni previste: riporto di materiali inerti, rinverdimento dei gradoni e delle scarpate, regimazione delle acque superficiali, ripristino ambientale del cumulo degli scarti di lavorazione inerti. Il documento cita anche un «riepilogo generale dei costi di ripristino», stimati in 239.413,40 euro.

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