«Un gigante buono che ha usato la sua forza per fare del bene per i piccoli e gli ultimi. Il primo sacerdote diocesano a partire per l’America nel 1965». È il ricordo di don Gilberto Raffini, recentemente scomparso dopo aver trascorso gli ultimi anni di una vita vocata alla missione e al Brasile, alla casa di riposo Villa Alba a Castel Del Rio, nella cui chiesa parrocchiale domani alle 11 saranno celebrati i funerali. A ricordarlo «che cammina appoggiandosi a un ombrello per non farsi sorprendere dalle piogge tropicali e senza paura di sporcarsi le mani» è un altro sacerdote, don Gabriele Tondini, parroco di Riolo Terme, che ha incontrato don Gilberto per un breve periodo durante la sua missione a Sao Bernardo do Campo.
«Don Gilberto era un montanaro, non solo perché nato a Belvedere di Castel del Rio ma anche nel suo modo di vivere – racconta don Gabriele –. Uno di poche parole ma molti fatti, schietto e generoso. Testardo, soprattutto quando aveva in mente un obiettivo». Nonostante un racconto di vita intenso, «in Diocesi forse non è molto conosciuto se non nelle parrocchie di Dozza e Castel Del Rio dove è stato – aggiunge don Francesco Commissari, direttore del Centro missionario, che ha condiviso con lui alcuni mesi in Brasile –. Era schivo, quasi impossibile da trovare al telefono, ma era una persona che si è fatta voler bene. Era chiamato il “grande papà”. L’esperienza di missionario è quella che ha segnato di più la sua vita. Era molto amato dal popolo brasiliano. Non a caso, alla notizia della sua scomparsa su Facebook in poco tempo sono arrivati moltissimi messaggi».
«Subito dopo esser diventato sacerdote nel 1964 espresse al vescovo di allora, monsignor Benigno Carrara, la volontà di andare in America Latina – prosegue don Gabriele Tondini –. È durante l’assise del Concilio vaticano II che Carrara, seduto accanto al vescovo di Petrópolis, nello Stato di Rio de Janeiro, si accorda». L’anno dopo, nel 1965, don Gilberto Raffini parte in nave per raggiungere Petrópolis, dove rimane solo un anno. «Essendo l’unico imolese decise di lavorare con alcuni sacerdoti di Padova, spostandosi all’interno. Con loro fondò la Diocesi di Duque De Caxias alla fine degli anni ’70, costruendo parrocchie e chiese. Letteralmente. Lo ricordo in canottiera con la pala nella betoniera. Rientrò nel 1988 per assistere i genitori e in quel periodo è stato parroco di Dozza, ma dopo la morte di don Leo Commissario volle ritornare in Brasile. Partì nel 1999 per Sao Bernardo dove rimase 10 anni». Negli ultimi tempiè tornato a Castel Del Rio, dove è stato arciprete dal 2010 al 2017.