Canottaggio, Prati baby campione del mondo: "Devo ancora capire quello che ho fatto"

Meglio lasciare i... Prati del calcio e non calcare quelli del rugby dedicandosi interamente al canottaggio. Perchè la carriera di Marco Prati, 19enne ravennate, neo campione del mondo di singolo, è cominciata a 13 anni dopo altre esperienze sportive. «Volevo smettere di fare calcio, il mio professore di ginnastica mi ha detto di scegliere tra canottaggio e rugby ed eccomi qua». A festeggiare un titolo iridato, quello di domenica a Varese, ciliegina sulla torta di una stagione che l’ha visto campione italiano Under 19 e Under 23. «Quello che ho fatto lo devo ancora capire in realtà, sto aspettando di realizzarlo. Sono contento anche perchè ad assistere alla finale c’erano i miei genitori, era la loro prima gara quest’anno e direi che ne è valsa la pena». Parliamo della finale giunta al termine di una settimana da dominatore. «Sì, la definirei proprio la settimana ideale. Andavo forte e ho sempre fatto il miglior tempo, ma non sono una persona ottimista, quindi cerco di pensare il meno possibile al risultato prima della gara. Il mio difetto è quello di partire piano, a Varese invece ho cambiato tattica di gara, l’ho impostata su una partenza veloce e ho fatto il vuoto vincendo realmente molto ma molto bene». Come si prepara un appuntamento come un mondiale? «Gli allenamenti settimanali erano 14, alternavo un chilometro di fondo con tirate a 28 colpi a sedute più leggere, ci siamo concentrati molto sulla tecnica per remare più che sulla potenza». Ci sono altri obiettivi per questa stagione e per il futuro? «In teoria ci sarebbero le selezioni per gli Europei 23, però prima devo fare il punto della situazione con i miei allenatori alla Canottieri Ravenna, Paolo Di Nardo e Thomas Cervellati. E comunque tendo a tendo a non prefissare alcun tipo di obiettivo, mi piace allenarmi, poi quando si avvicina una gara comincio a prepararla». Il canottaggio viene visto più come sport di squadra che individuale, soprattutto come grande armonia di gruppo. Perché ha scelto il singolo? «Sì, diciamo che il singolo è una specialità particolare del canottaggio, soprattutto a livello mentale è completamente diverso dal resto. Quando ero Under 17 ho fatto anche il doppio e il quattro di coppia, ma a Ravenna c’era poca gente iscritta e così quando sono passato Under 19 - conclude Prati - mi sono ritrovato da solo e ho fatto il singolo».

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