Bagnacavallo. Bollette troppo care, locale chiude due giorni a settimana

BAGNACAVALLO. Come molti altri, mai avrebbe pensato che quella luce in fondo al tunnel le sarebbe costata così tanto. È sbiancata, Taira Errani, titolare della Casa della Birra di Bagnacavallo, quando il mese scorso ha letto l’importo della bolletta per la fornitura di energia elettrica nel suo locale, ma è solo dopo aver letto il totale di questo mese che è diventata nera di rabbia, dovendo persino scegliere come reagire.

«Impossibile tenere aperto»

«Abbiamo deciso di stare chiusi due giorni alla settimana – spiega Taira – a causa della situazione che si è venuta a creare, in primis gli aumenti spropositati delle utenze. Questo è un vero lockdown energetico, perché in realtà tra luce e gas chi ha un locale molto grande non può più permettersi di lavorare, che è poi l’unico modo per poter pagare queste bollette. Con i nostri 500 mq – sottolinea – per noi è impossibile tenere aperto e riscaldato il locale solo parzialmente e quindi il martedì e il mercoledì non lavoreremo. In realtà qualsiasi attività come la nostra continua a mangiare kilowatt anche se chiusa, perchè celle frigorifere e freezer sono perennemente in funzione».

Gli aumenti di luce e gas sono sotto gli occhi di tutti: chiunque legga una bolletta se ne rende conto, ma ormai il conto è quello e non resta che pagare e centellinare i prossimi consumi.

Situazione insostenibile

«Solo per la luce la spesa media mensile era di 3.500 euro – prosegue l’imprenditrice che ha altri locali a Faenza – ma in dicembre l’importo è lievitato a quasi 6mila euro, per poi sforare i 7mila euro nell’ultima bolletta arrivata solamente pochi giorni fa. Una situazione insostenibile che non ci permette più di poter lavorare 7 giorni su 7, che era il nostro obiettivo e l’unico modo per recuperare quanto ci ha tolto, anche ai nostri dipendenti, questa terribile pandemia».

Davvero un periodo brutto per i locali del food and drink, costretti a fare i conti con le presenze decimate dalle quarantene, gli aumenti delle fonti energetiche e anche quelle delle materie prime.
Già, perché qualsiasi incremento di costo alla base della filiera si riversa sul prodotto finito, poi su chi lo vende, chi lo lavora e infine chi lo somministra.

Menù e prezzi da rivedere

«Finora non abbiamo aumentato nessun prezzo – continua – però dovremo adeguarci anche noi, come pian piano stanno facendo tutti. Gli stessi fornitori ci hanno comunicato alcuni rialzi che dovranno attuare e quindi anche noi dovremo rivedere il menù. Il problema maggiore per noi esercenti rimangono i costi fissi, tra cui luce, gas, acqua e qualsiasi altra spesa che dobbiamo sostenere anche stando chiusi».

Vero è che l’aumento di 10 centesimi per il caffè, un must che sembrava impossibile da sdoganare, è già stato metabolizzato dalla clientela, consapevole che non si tratta della speculazione del barista di fiducia.

A lume di candela

Tuttavia il sarcasmo aiuta gli imprenditori a reagire meglio e, contestualmente, manifestare il loro disappunto su situazioni reali.
È quello che deve aver pensato Taira Errani lanciando una serata che sa un po’ di provocazione: «Per San Valentino faremo solo tavoli a lume di candela – preannuncia sorridendo –, cercando di coniugare quella tipica atmosfera con un sicuro risparmio di luce».

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