Angelo Branduardi nella rocca di Forlimpopoli

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Entroterre festival, giunto alla sua settima edizione, in programma dal 21 giugno al 3 settembre, è il festival musicale itinerante dell’Emilia-Romagna. Oltre 60 eventi, 30 location, 7 percorsi musicali e 357 musicisti, con più di 2 mesi e mezzo di programmazione: propone un interessante programma di eventi che legano l’Emilia e la Romagna in un progetto organico di valorizzazione di progetti innovativi, culturali e artistici.

Sabato 30 luglio alle 21 è attesissimo il concerto del cantautore e poeta Angelo Branduardi, che nell’incantevole cornice della Rocca di Forlimpopoli (piazza Fratti) presenta “Camminando, camminando”, un viaggio nel suo vastissimo repertorio che percorrerà affiancato da Fabio Valdemarin, pianista di formazione classica e polistrumentista. I due artisti suoneranno insieme brani famosi e meno conosciuti dal catalogo dell’artista che vanta ormai una cinquantina di dischi. Fondamentale è però per Branduardi un lato del concerto: sarà tutto in chiave completamente acustica.

Perché ha scelto di portare la sua musica proprio all’“Entroterre festival” di Forlimpopoli?

«Si addice al nostro concerto, un po’ anomalo. Suoneremo musica classica, antica e tanto altro. E nella nostra musica c’è dell’esoterismo, la ricerca della magia. Il festival e la rocca sono pienamente adatti a questo tipo di concerti».

Nel concerto sarà accompagnato da Fabio Valdemarin. Da dove è nata l’idea di questa collaborazione?

«È uno dei più grandi talenti che abbia incontrato in vita mia. È un polistrumentista e un magnifico pianista classico, e ricercatore di svariati stili e suoni. La nostra collaborazione è raffinata, come dicevo prima, alla ricerca della magia. Nella nostra scaletta ci saranno brani “insoliti”, ma anche i grandi classici che il pubblico vorrà sicuramente sentire, in chiave però molto più minimale».

A proposito di questa rivisitazione in chiave minimale, perché la scelta di fare un concerto completamente acustico?

«Noi ci siamo stufati dei concerti fatti con le “sequenze”, con artisti che mettono le cuffie e suonano in contemporanea a tracce già esistenti sul computer. Io e Fabio, che veniamo da una formazione classica, cerchiamo qualcosa di più vero, di più autentico. È anche per questo che lo chiamo un concerto “anomalo”, perché ormai molti si fanno aiutare sul palco dalle sequenze; invece, noi usiamo solo i nostri strumenti».

La sua autobiografia, “Confessioni di un malandrino” (La Nave di Teseo, 2022) è qualcosa che ha sempre voluto scrivere o un’idea recente?

«A dir la verità, non è nemmeno stata un’idea mia. È nata da Fabio Zuffanti, che mi aveva chiamato per un commento sui quarant’anni dell’uscita de “La voce del padrone” di Battiato. Mi sono accorto che sapeva più cose di me di quante ne sapessi io, e mi ha lanciato quest’idea. All’inizio ho detto di no, perché è una cosa che fanno tutti. Invece poi è diventato un progetto molto divertente. Parla di musica, ma non in maniera tecnica, anzi, diventa quasi marginale. Ho avuto una vita molto varia, con tantissimo da raccontare, tra incontri fortunati e persone incredibili: risulta quasi un piccolo romanzo. Se fosse stato solo un saggio sulla mia musica, non l’avrei fatto».

www.entroterre.org

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