L’Appennino forlivese è sull’orlo del collasso: “Prima che si spengano i riflettori sull’immediata emergenza, il nostro territorio deve essere necessariamente indicato come oggetto prioritario di intervento. Le ferite già aperte nel terreno da una piovosità anomala come quella che c’è stata potrebbero allargarsi ulteriormente, fino a diventare irrecuperabili se non si intervenisse con estrema urgenza”. Un sos in piena regola, e perentorio, quello indirizzato dal vicepresidente del Consiglio dell’Unione di Comuni della Romagna forlivese Rodolfo Galeotti, assieme a Francesco Tassinari, presidente della giunta dell’Unione di Comuni della Romagna forlivese, a Prefettura, e Stefano Bonaccini, Giorgia Meloni ed Enzo Lattuca rispettivamente presidenti di Emilia-Romagna, Consiglio dei ministri e Provincia di Forlì-Cesena.
“L’evolversi della crisi idrogeologica sta minacciando il futuro dell’Appennino romagnolo, compresi gli insediamenti e le attività umane che ancora resistono al progressivo spopolamento”. Infatti, scrivono Galeotti e Tassinari, “l’incredibile numero di movimenti franosi ancora in atto stanno aggravando la precarietà esistente spingendo il nostro territorio verso esiti di collasso. Estesi versanti erosi, carichi di masse terrose e detriti instabili, assieme a movimenti non assestati che incombono su strade, abitazioni, fabbricati e terreni agricoli, non lasciano presagire alcuna possibilità di affrontare in queste condizioni la prossima stagione autunno-inverno, così come altri periodi di prolungata instabilità meteorologica”. L’Appennino “deve quindi diventare l’area strategica da cui ripartire, immediatamente, con un piano straordinario di bonifica e messa in sicurezza di tutto il territorio”.
“Sopravvivenza a rischio”
A Regione e Governo, l’Appennino forlivese dice chiaramente se “le zone montane dovessero subire un’ulteriore fuga di attività e insediamenti, questo significherebbe un impatto gravissimo per la sopravvivenza dì tutti i comuni dell’area appenninica e con essi la manutenzione del territorio che presidiano. Per questo è necessario un aiuto istituzionale deciso, cospicuo e soprattutto rapido, per gli abitanti, per le attività agricole e produttive dell’Appennino, allo scopo di ripristinare gli accessi, i drenaggi, le reti di scolo e di contenimento, insomma dell’ambiente in cui operano”.
Se invece fessero “lasciati soli, a fronte delle attuali prospettive di forte riduzione del reddito agricolo, gli agricoltori non avrebbero alcuna possibilità di un recupero autonomo soddisfacente delle condizioni morfologiche precedenti”. Galeotti e Tassinari giudicano “altrettanto prioritario è l’intervento sulle vie di comunicazione che hanno subìto devastanti dissesti. Non è pensabile che i soli Comuni possano farsi carico del ripristino di una rete viaria tanto vasta quanto vitale, oggi dilaniata e in gran parte impraticabile, al punto da escludere molti cittadini e aziende dall’uso delle proprie abitazioni e dei luoghi di lavoro. Salvare l’Appennino, le sue strade e i suoi Comuni è dunque di vitale importanza per tutta l’Emilia-Romagna, per i flussi turistici che attrae e per la produzione di materie prime di vitale necessità delle quali potremo continuare ad usufruire solo salvaguardando il territorio”
Concordo perfettamente ” non dimentichiamo l’Appennino”
è una nostra grande realtà che va valorizzata e non basta la volontà dei soli Sindaci delle varie zone colpite.
È necessaria la stessa attenzione che si dà alla costa adriatica Romagnola!!!
Tanti giovani e meno giovani hanno fatto investimenti su queste zone e vanno raccolte tutte le istanze.
Il nostro Appennino con il suo territorio fragile va attentamente gestito come patrimonio della nostra Regione.
Vanno concordati interventi , azioni sicure e ponderate dall’Appennino fino al mare.
“Abbiamo un Parco che è Patrimonio dell’Unesco”
I fiumi che nascono sul Crinale Appenninico e sfociano in mare sono un patrimonio che va curato sempre e non abbandonato come in questi ultimi anni.
La Regione deve spendere gli stessi soldi che spende per la costa nei ripascimenti di sabbia.
Con investimenti per la tutela e la salvaguardia della sicurezza dei fiumi Romagnoli.
Il riferimento deve essere quello che ci hanno insegnato i giovani con i badili.
E non il colore politico di appartenenza !!!!!
Finalmente, dopo aver tartassato un po’ tutti nell’Unione dei comuni della Romagna, qualcosina si muove sperando che le parole diano spazio ai fatti. Sono stato contattato anche dal sindaco di Civitella che mi chiedeva cosa mi rodeva dentro. Era appunto l’indifferenza per tutte le nostre colline e montagne che rischiavano e rischiano tuttora di rimanere in uno stato di abbandono che andrà a danno non solo per i comuni cosiddetti montani ma andrà soprattutto a danno dei comuni di pianura che sono posizionati per la maggior parte lungo i corsi dei fiumi e ovunque è stato fatto un lavoro di edificazioni incontrollate che hanno ristretto il letto naturale dell’acqua che senza accorgimenti preventivi abbiamo visto a cosa porta.quindi ripeto se le belle parole e progetti che girano ora non danno spazio ai fatti presto ci ritroveremo sempre ad affrontare i problemi di allagamenti più o meno gravi.